2022: Odissea inflattiva?

Il 2021 per i mercati finanziari finisce bene ma ci lascia 3 domande a cui rispondere per posizionarsi al meglio nella costruzione dell’asset allocation di portafoglio:
- L’inflazione che stiamo sperimentando lungo tutta la filiera, dal produttore al consumatore, continuerà la sua corsa e quando e dove si stabilizzerà? Quali saranno le risposte delle Banche Centrali?
- La crescita mondiale sarà sostenuta anche nel 2022?
- Il Covid con la variabile Omicron ha iniziato il suo percorso evolutivo verso fasi meno pericolose?
L’inflazione, questa sconosciuta, visto che in quest’ultimo decennio ne abbiamo registrata
molto poca o addirittura negativa.
Aver vissuto un periodo così lungo praticamente in sua assenza è stato un evento eccezionale. Ricordiamo che veniamo da una lunga azione espansiva delle Banche Centrali che hanno letteralmente inondato l’economia di una quantità di liquidità mai vista nella storia economica moderna che ha avuto, fra gli altri, l’effetto di tenere i tassi di interesse ancorati a zero. Una delle conseguenze dirette si è concretizzata nell’aver portato gli Stati ad aumentare in modo esponenziale i propri debiti e le aziende a finanziarsi a condizioni molto favorevoli.
L’inflazione, però, costituisce una fastidiosa minaccia per gli investitori perché incide i rendimenti reali del risparmio e degli investimenti che devono rincorrere l’aumento dei prezzi affinché il loro potere d’acquisto non ne sia scalfito. Ad esempio, un investimento che offre un rendimento nominale del 4% in presenza di un’inflazione del 6% genera un rendimento negativo (−2%) in termini reali.
Andamento dei tassi reali negli Stati Uniti dagli anni’70


Nel corso del 2021, come descritto nei precedenti “Pensieri Indipendenti”, abbiamo assistito ad una crescita impetuosa dell’inflazione: in ottobre, infatti, i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono saliti alla velocità più alta degli ultimi 30 anni: +6,2% rispetto al 2020.
La situazione in Europa si è proposta in modo simile agli USA ma registrando dei picchi meno elevati. L’Eurostat, infatti, ha dichiarato che l’inflazione annualizzata nel medesimo periodo ha raggiunto il 4,1%.
L’inflazione ha iniziato a crescere dal mese di giugno 2021 a causa della forte domanda dei consumatori dovuta alla fine dei lockdown in risposta alla pandemia ed alle conseguenti persistenti interruzioni delle catene di approvvigionamento dovute anche dalla forte domanda dei consumatori tramite l’utilizzo del loro risparmio in eccesso.
È innegabile che questo aumento generalizzato dei prezzi sia legato anche
alla crescita esponenziale dei prezzi dell’energia.
Un esempio per tutti lo si può evincere dal grafico seguente dove è rappresentato l’andamento del prezzo del Brent nel 2020 e 2021 (Il Brent è una tipologia di petrolio che prende il nome da un giacimento scoperto nel 1971 nel Mare del Nord al largo di Aberdeen, Scozia).

Fonte: Rivistaenergia.it
Non soltanto i prezzi legati all’energia sono saliti vertiginosamente ma anche quelli legati al cibo, ai semiconduttori, alle macchine etc.
Resta da capire se questo rateo di crescita sia accettabile nel medio termine o se le prime azioni delle Banche Centrali volte a diminuire le iniezioni di liquidità e, nel caso degli Stati Uniti, anche ad iniziare ad aumentare i tassi di interesse saranno sufficienti per portare una stabilizzazione dei prezzi.
Sarà importante, di conseguenza, proseguire a monitorare sia i prezzi depurati dalle componenti più volatili, che le aspettative dei consumatori e le mosse della Federal Reserve e Banca Centrale Europa, perché è nostra convinzione che gran parte delle decisioni dei gestori sarà una conseguenza del loro confronto.
La Federal Reserve, ad esempio, si troverà nel 2022 a “rincorrere” l’inflazione cercando di dominarla tramite:
- La cessazione delle iniezioni di liquidità (il famoso Quantitative Easing)
- L’aumento dei tassi di interesse (probabilmente 3/4 volte)
- La diminuzione del suo enorme bilancio tramite la vendita di titoli
La qualità e la velocità dei diversi provvedimenti che verranno realizzati potranno, a nostro avviso, generare sbalzi di volatilità sui mercati sia azionari che obbligazionari.
Purtroppo, non si può evitare di scrivere di contagi e di covid. Come da immagine sottostante si comprende che siamo nel mezzo della forza dell’uragano dovuto alla variante cosiddetta Omicron. Restando ai fatti, questa variante, grazie anche ai vaccini oltre alla sua struttura si sta rilevando, al livello mondiale, portatrice di una sintomatologia più lieve. Altresì si registrano aumenti del numero di ospedalizzazioni dovuti alla sua elevata capacità di contagio.
Numero giornaliero di contagiati per milione nei principali Paesi

Fonte: Johns Hopkins University
La domanda di non facile risposta è quanto durerà questa salita di contagiati e
quanto potrà inciderà a livello economico.
Riguardo ai numeri di contagi ci attendiamo, vista l’incidenza esponenziale, un massimo dei casi in tempi abbastanza brevi. Cruciale sarà l’evoluzione degli ospedalizzati e la vaccinazione dei molti paesi che non hanno risorse ed infrastrutture per attuarla in modo esaustivo.
In conclusione, dovremo tener monitorati in questo 2022:
- La normalizzazione delle politiche monetarie e fiscali
- L’inflazione
- L’evoluzione della situazione pandemica
- Eventuali acuirsi di tensioni geopolitiche (crisi Ucraina, contesa di Taiwan e controllo del Kazakistan)

Fonte: ultimavoce.it
DOWNLOAD: Pensieri indipendenti – Quarto trimestre 2021
Il presente documento non può essere riprodotto né duplicato senza la preventiva autorizzazione scritta di 81 SCF spa