INCUBI BANCARI, A VOLTE RITORNANO
Fragilità ed opportunità d’investimento
Il primo trimestre dell’anno ci ha catapultati indietro nel tempo ricordandoci disastri bancari peggiori degli attuali, ma che non vanno sottovalutati.
I timori di un’altra crisi bancaria in stile 2008 sono riemersi dopo che il gruppo bancario svizzero UBS è intervenuto per acquistare Credit Suisse e le autorità statunitensi si sono attivate iniettando 25 miliardi di euro per il salvataggio della banca First Republic. Da segnalare anche il crollo della Sillicon Valley Bank, che resta il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti.
Perché proprio ora riaffiorano queste criticità? A nostro avviso l’evento scatenante, a lato delle problematiche peculiari riguardante ogni singolo istituto, proviene dal repentino cambio di politica monetaria. In letteratura scientifica troviamo moltissimi lavori che certificano legami stretti tra la politica monetaria e crisi bancarie.
Le nostre analisi sono corroborate dall’assunto che una politica monetaria che mantenga troppo a lungo tassi d’interesse molto bassi per poi alzarli troppo velocemente, come nel 2022 e nella prima parte del 2023, conduce spesso a crisi bancarie.
Le banche centrali hanno, probabilmente, peccato nuovamente di miopia pensando che il sistema bancario fosse ben capitalizzato da poter reggere l’urto di tassi in aumento e liquidità a maggior prezzo in così poco tempo. Il dilemma che attanaglia il mercato è cosa faranno la Federal Reserve, la Banca Centrale Europea e le altre banche centrali di fronte ad un’inflazione non domata (vedere grafico seguente), alla possibilità di una recessione ed alla possibilità di ulteriori difficoltà del sistema bancario.
Quest’ultimo fino a poco tempo fa si presentava ben capitalizzato e profittevole grazie alla differenza tra i tassi sui depositi pagati a famiglie e imprese, rimasti stabili e quello sugli impieghi, aumentato.
Quindi dove nasce il problema legato ai tassi? Questo si concretizza sul fronte del portafoglio titoli. Infatti, negli anni scorsi le banche, inondate da depositi, hanno acquistato titoli di stato a lungo termine che garantivano una remunerazione superiore a quella dei depositi presso le banche centrali.
Alla fine del 2022, ad esempio, le banche americane detenevano una cifra esorbitante pari a 5.500 miliardi di dollari in titoli pubblici, il 44% di più del livello precedente alla pandemia. Questi titoli, però, a seguito dell’aumento dei tassi d’interesse, hanno generato una perdita potenziale di 620 miliardi di dollari.
In Europa i titoli pubblici detenuti dal sistema bancario ammontano a 3.300 miliardi di euro, con una perdita potenziale vicina ai 370 miliardi.
Venendo a Credit Suisse, domenica 20 marzo 2023, le autorità svizzere hanno trovato un accordo per il salvataggio, dopo una disperata trattativa, per garantire il futuro della banca ed evitare un ulteriore caos sui mercati.
167 anni di storia della banca sistemica sono stati cancellati in un fine settimana di trattative frenetiche per stabilire un pacchetto di salvataggio di emergenza.
La Svizzera ha perso un altro dei suoi marchi iconici, creato nel 1856 dal celebre imprenditore Alfred Escher. L’entità della perdita è simile al crollo della compagnia aerea nazionale Swissair nel 2001.
Negli ultimi tre anni il Credit Suisse ha avuto diversi problemi, dal coinvolgimento nello spionaggio aziendale all’ammissione di aver frodato gli investitori nell’ambito dello scandalo dei prestiti “tuna bond” in Mozambico. Vero anche che la banca era intenta in un impegnato piano di ristrutturazione, volto a contenere le ingenti perdite, che nel 2022 hanno raggiunto i 7,3 miliardi di franchi svizzeri, ed a rilanciare le operazioni ostacolate dai molteplici scandali degli ultimi dieci anni.
L’acquisizione da parte di UBS si concretizza nel pagamento di 3 miliardi di franchi svizzeri (3,032 miliardi di euro), nell’assunzione fino a 5 miliardi di franchi (5,054 miliardi di euro) di perdite. La chiusura dell’operazione è prevista per la fine del 2023.
Ma in tanti problemi si scorgono anche delle opportunità. Vi sono banche che grazie ai guai del passato, alla vigilanza molto rafforzata ed a bilanci solidi possono risultare nel breve/ medio termine delle possibilità di guadagno.
Con i nostri analisti abbiamo scelto delle obbligazioni di istituti solidi che, secondo i nostri studi, potranno avere buoni apprezzamenti.
DOWNLOAD: Pensieri indipendenti – Primo trimestre 2023
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