Il 2022 dei mercati lo possiamo lasciare alla storia come un anno turbolento e cattivo nei risultati, ma grazie alle tabelle seguenti possiamo acquisire delle informazioni chiave per farne un bilancio e trovare spunti per il 2023.
Riguardo l’indice americano S&P500 dalla tabella precedente, che copre l’andamento degli anni dal 1928 al 2022, notiamo che quest’anno è stato il peggiore dal 2008 (crisi Lehman Brothers) ed il terzo peggior risultato dal 1940. Se poniamo l’attenzione agli anni che partono dal 2008 in poi, è evidente quanto le buone prestazioni del mercato siano state aiutate dalle politiche espansive delle Banche Centrali che hanno “drogato” le quotazioni. “Caso” vuole, che appena queste hanno iniziato ad alzare i tassi e ad attuare politiche di rientro della liquidità, si è presentata una discesa da -18.1%.
Passando a dare una panoramica delle piazze mondiali possiamo notare dalla tabella seguente, che raccoglie i principali ETF a loro associati, che l’indice mondiale, ad esempio, ha ceduto il 19% e quello Cinese il 22,8%.
Anche per i mercati obbligazionari il 2022 è stato un annus horribilis. Da inizio anno il Global-Aggregate Total Return Index di Bloomberg (uno degli indici di riferimento del mercato obbligazionario) ha ceduto il 20%.
Da quando l’inflazione si è palesata nel 2021 le obbligazioni hanno perso smalto: perché prestare il proprio denaro quando domani, tra qualche mese o magari un anno il capitale che sarà restituito varrà meno di oggi? Da un rapporto di Reuters, leggiamo che in Europa nel 2020 il valore dei bond che avevano interessi negativi era pari a 18mila miliardi di dollari mentre attualmente questo valore è sceso a 2mila miliardi. Ciò significa che in poco tempo i prezzi delle obbligazioni è sceso arrecando danni importanti ai portafogli di coloro che li detenevano. Una vera e propria tempesta che non si presentava da molti anni. In Europa si sono registrati i danni più ingenti, mentre gli Stati Uniti hanno retto meglio subendo comunque una perdita rilevante pari al 14%.
La domanda dalle “cento pistole fumanti” del 2023 è: quale sarà la politica delle Banche Centrali?
Concentrandoci sulla FED americana ricordiamo i proclami del 2021 (nella riunione di dicembre 2021 aveva previsto per l’anno seguente di aumentare i tassi fino ad uno 0.9%) ma invece nel 2022 abbiamo vissuto il rialzo più alto dal 2007, come mostra il grafico seguente.
Con “l’abbandono” attuale del denaro facile il mercato, un serial killer difficilmente prevedibile, lo sarà ancor di più nel 2023. Ci attendiamo incertezza perché le variabili che potranno cambiare gli umori di Mr. Market sono molte: dall’andamento delle politiche monetarie già citate all’evoluzione del conflitto fra Russia ed Ucraina, ai movimenti delle materie prime se avremo recessione e se sarà passeggera o prolungata, così come il rientro dell’inflazione entro parametri accettabili. Sono tutte connesse fra loro e le combinazioni appaiono elevate.
DOWNLOAD: Pensieri indipendenti – Quarto trimestre 2022
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