SE NON PUOI CONVINCERLI…CONFONDILI
Jorome Powell, il Presidente della Federal Reserve, ha alzato i tassi di interesse al 2,5% con un secondo incremento consecutivo di 75 punti base. Per chi ama i ricorsi storici la FED ha iniziato il suo percorso di “normalizzazione” a marzo di quest’anno con un primo rialzo di 25 punti, per poi proseguire a maggio con altri 50 ed infine a giugno e luglio con altri 75 ciascuno. Il board della Banca Centrale Americana non fa nulla per celare la fretta o meglio il ritardo rispetto alla crescita debordante dell’inflazione. Era dal 1994 che non si vedeva tanta solerzia.
Torna utile, come spesso facciamo, riflettere su alcuni punti:
- L’inflazione non si è palesata in un giorno. Nell’autunno dello scorso anno si iniziavano ad intravedere segnali preoccupanti in questo senso dopo anni di politiche monetarie ultra-espansive (ricordate il famoso “helicopter money” approvato dalla Camera dei rappresentanti americana consistente in un pacchetto di aiuti da 2.200 miliardi di dollari concretizzatisi in versamenti fino a 1200 dollari per cittadino americano?), ma la FED rimase miope ed anzi rassicurò che il fenomeno inflattivo era passeggero.

- Con questi rialzi la Banca Centrale a stelle e strisce ha probabilmente posto un limite all’inflazione derivante da materie prime ma, riguardo quella che potrebbe arrivare dalla crescita dei salari, crediamo che la partita sia ancora da giocare.
- La FED fra la restaurazione della stabilità dei prezzi ed il rischio recessione ha scelto il primo obbiettivo. Da oggi in avanti, però, vista la possibilità di cadere nella dinamica della decrescita, ha deciso che le prossime azioni sui tassi saranno valutate volta per volta, tenendosi aperte tutte le possibilità. Di conseguenza i mercati hanno iniziato a scontare una politica monetaria più mite già dal 2023. A nostro avviso il processo non sarà né facile né lineare.
- Il cammino dei banchieri centrali torna a farsi irto di ostacoli e di difficile lettura per gli operatori finanziari. Questo rimbalzo dei mercati da ricoperture non ci sembra un cambio di tendenza duraturo.
Di seguito un grafico interessante che indica l’andamento delle vendite di nuove case americane dal 1963 (linea rossa) e la presenza di recessioni (colonne azzurre). Guardandosi alle spalle non c’è da stare molto allegri.

DOWNLOAD: Focus sulle ultime decisioni della Banca Centrale Americana (FED)
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